Giorni da radice
Le origini di Euromonte La Saga a Fumetti.
Cielo racconta la sceneggiatrice.
Ciao, sono Annamaria. Ciao Annamaria.
Sono la principale sceneggiatrice di Euromonte. Nella vita sono una nullatenente che finisce gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e vende pizze part time. So poco di geografia, quasi niente di matematica e ancora meno di grammatica. Sono la Bilancia del gruppo, nel vero senso della parola (perché anche Eloisa è Bilancia, ma è ascendente Leone, quindi non vale) e sono mancina.
Dentro Euromonte, oltre a sceneggiatrice, sono colorista e social manager.
Parlaci di Euromonte: com’è nato?
É nato per gioco, con lo stesso grado di serietà con la quale da piccolo ti diverti ad attaccare le caccole sotto il divano. Non è nato con la pretesa di avere un senso o una filosofia.
Abbiamo cominciato dentro un autobus nell’ottobre 2010, scrivendo nelle note di uno dei primi iPod touch. Euromonte non è stato niente per tantissimi anni, le storie servivano più che altro a far divertire noi, anche perché nessuno le avrebbe mai capite. L’idea del fumetto non l’ho presa in considerazione fino a un anno e mezzo fa.
La prima storia.
Non me la ricordo. So che c’era una capra e credo questo monte sul quale credo vivesse questa capra.
E credo che il monte avesse pure un nome, prima che schiacciassi per sbaglio il simbolo € al posto di quello che intendevo schiacciare. Non c’erano né un protagonista, né una trama, né verbi coniugati al trapassato remoto. Assomigliava ad un esperimento di scrittura automatica, un esercizio di immaginazione come quando provi ad accostare parole a caso scrivendo al telefono.
I lettori ancora non lo sanno, ma da questa prima storia il tema dei monti e delle capre si ripresenta in tantissime varianti nella saga di Euromonte. Come mai?
I monti mi fanno pensare alle avventure: tutte le avventure che mi vengono in mente hanno una montagna. Il signore degli anelli, Hercules, Taron e la pentola magica… No, forse me la sto solo immaginando, ma il senso è questo: la montagna è la metafora della vita da scalare, quindi ogni storia deve avere una montagna tanto quanto deve avere un eroe.
Perché la capra… forse perché non mi andava di scrivere stambecco, o semplicemente perché la ricollego ai monti. Mi ricorda Heidi.
Col senno di poi posso dire anche che le capre sono gli animali che più ci somigliano, abbastanza intelligenti da sopravvivere, ma abbastanza stupidi da risultare amorevoli.
Animali comuni, che però trovi sui dirupi a fissarti. Ed è straordinario il fatto che nessuno debba chiedere loro perché siano lì, è così e basta.
Date le premesse, magari qualcuno si chiederà perché fare degli sforzi per continuare questo progetto.
Io credo che ad un certo punto non fosse più contemplato non farlo, come la sensazione di dover prendere la patente o trasferirsi, insomma diventa sottinteso che ad un certo punto accadrà, anche se non sai bene come o quando.
Dopo tutti questi anni di trame e disegni con personaggi ai quali ci siamo affezionate, non aveva senso tenere il progetto chiuso nel cassetto così, durante il lockdown, abbiamo pensato gambe in spalla e si vola.